3 novembre 2011

Vellutata di carote e cipolle


Vellutata di carote e cipolle
Ingredienti
1kg carote
2 cipolle
1,5 lt brodo vegetale
Olio evo
Sale e pepe

Tagliate finemente le cipolle e fatele imbiondire in una padella antiaderente con un paio di cucchiai di olio evo . Aggiungete le carote, fate cuocere per qualche minuto poi aggiungete il brodo vegetale (che avete fatto facendo bollire per un’oretta 2 carote, 2 coste di sedano, una cipolla, una zucchina e un pizzico di sale) e lasciate cuocere per 20 minuti.
Frullate con il mixer ad immersione. Aggiustate di sale e pepe e rimettete sul fuoco per 5 minuti.
Servite ben calda.

La versione originale di questo piatto prevedeva del prezzemolo in superficie, ma stamattina ho sistemato le mie piantine, le ho pulite e messe in serra e mi sono fatta una bella scorta di basilico, prezzemolo e salvia da mettere in frigo per l’inverno. Così ho deciso di modificare un po’ la ricetta con un tocco di salvia…e fritta è troppo buona!!!!



Salvia fritta                                                   
Passate nella farina le foglie di salvia che avete lavato con cura e asciugato su un canovaccio.
In una padella fate scaldare dell’olio e mettete le foglie di salvia.
Mettete le foglie su un foglio di carta da cucina per un minuto e poi usatele per guarnire i vostri piatti.

CAROTA
Daucus carota
Nomi comuni: bastonagia, carota gialla, frastenaca, pastinaca, verga del pastore
Famiglia: ombrellifere
Pianta: erbacea, biennale, alta fino a 1m
Fusto: eretto, compare nel secondo anno di vita della pianta, molto ramificato, striato, di colore verde chiaro
Foglie: quelle del primo anno sono tutte raccolte in rosetta alla base, frastagliatissime, di consistenza molto molle; le altre compaiono solo al secondo anno sul fusto
Fiori: bianchi, riuniti in ombrella. Compaiono da aprile a ottobre
Frutti: diacheni piccoli, ovali, con costole sporgenti provviste di aculei
Dove nasce e come si coltiva: cresce comunemente lungo le strade, i prati, i pascoli e le zone incolte nell’area montana e submontana. La varietà orticola si semina direttamente in piena terra, in solchi, da marzo a giugno tenendo il terreno ben concimato e irrigato.
Parti da utilizzare: radice (della specie orticola in cucina, della specie selvatica in medicina), le foglie e i semi.
Quando si raccoglie: la radice commestibile praticamente tutto l’anno, quella selvatica in autunno; le foglie in primavera prima della fioritura; i semi in autunno in piena maturazione.
Come si conserva: la radice della specie coltivata si usa fresca, essendo facilmente reperibile; quella della specie selvatica, dopo essere privata della parte alta, vicino all’attacco delle foglie, si conserva immersa nella sabbia asciutta. Le foglie vengono usate fresche e i semi, dopo aver raccolto le ombrelle e averle fatte seccare, si staccano per battitura e , una volta privati della impurità, si conservano in sacchetti e barattoli di vetro.
Le utilizzazioni culinarie della carota sono assai varie, e vanno dalla preparazione di insalate e salse, dalle marmellate alle torte. In Francia, in passato, la carota era utilizzata per dolcificare cibi e bevande al posto dello zucchero e del miele. Nelle campagne si era invece solito tostare l’ortaggio e usarlo al posto del caffè.

SALVIA
Salvia officinalis
Nomi comuni: erba sacra, salvia di osei, salvia bianca, salvio ontano, tè di Grecia
Famiglia: labiate
Pianta: ha la parte basale più legnosa e i rami dell’ultima crescita erbacei: è alta fono a 70cm
Fusto: fusti eretti a sezione quadrangolare, con molte ramificazioni, rivestiti da una densa peluria di color grigio
Foglie: opposte, oblunghe, rivestite di peluria, color verde argenteo nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore, molto ricche di ghiandole oleifere
Fiori: di colore violaceo, raccolte in spighe terminali. Compaiono da maggio a luglio
Frutti: (acheni) piccoli, con tre nervature talvolta compresse
Dove nasce e dove si coltiva: presente in tutta l’Europa centrale, è spontanea in molte zone della fascia mediterranea e predilige i terreni soleggiati, sassosi e poveri d’acqua, fino a 800m di altitudine. Si riproduce per talea prelevando, verso la fine dell’estate, rametti dell’ultima crescita; dopo averli messi a radicare in toprba e sabbia, si trapiantano a dimora la primavera successiva. Per avere una produzione di foglie più grandi e più ricche di olii essenziali, è bene togliere le spighe da fiore alla loro comparsa.
Parti da utilizzare: le foglie e le sommità fiorite
Quando si raccoglie: le foglie tutto l’anno, le sommità fiorite in maggio-luglio
Come si conserva: per conservare le foglie occorre staccarle e lasciarle essiccare in posto ombroso e ventilato in strati sottili, poi si conservano in barattoli; le sommità fiorite si essicano appese, legate in mazzetti e si ripongono in sacchetti di carta o tela. Generalmente si usa il prodotto fresco poiché durante l’essicazione si perdono parte dei principi attivi che sono volatili.
Che la salvia sia stata ritenuta, fin da tempi lontanissimi, una pianta estremamente utile nel campo dell’erboristeria medica ce lo suggerisce il nome stesso: “salvia” deriva dal latino salus, che significa “salute”, oppure da salvus, cioè “salvo, sano”.Essa era dunque considerata l’erba della salute per eccellenza.

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